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La metastatizzazione a distanza

La metastatizzazione a distanza

 foto di provetteLa storia naturale di una neoplasia parte dal momento della prima trasformazione cellulare in senso maligno che il sistema immunitario non riesce a controllare ed ad arginare.

Difatti normalmente nel nostro organismo avvengono giornalmente numerose trasformazioni a livello cellulare potenzialmente maligne che però non sfociano in un tumore poiché le cellule alterate vengono riconosciute e distrutte dal sistema immunitario.

Quando la malattia raggiunge poi la dimensione del millimetro cubo, non si può più nutrire per diffusione dall'ambiente circostante ma necessita della costruzione di una propria rete vascolare; ciò avviene e la neoplasia inizia la sua crescita incontrollata.

Dal momento della prima mutazione cellulare al momento della comparsa dei sintomi clinici trascorre in media un periodo di cinque anni.

Cosa porta però poi alla comparsa delle metastasi? Le cellule tumorali hanno un DNA instabile, soggetto ad ulteriori mutazioni continue rispetto a quelle che sono già presenti al momento della prima trasformazione in senso oncologico.

Il sommarsi di tali mutazioni porta alla selezione di tipi cellulari (cloni cellulari) che acquisiscono la capacità di diffondere in altri organi del corpo.

E' accertato che in un paziente neoplastico siano presenti cellule tumorali nel circolo sanguigno anche in fasi più precoci di malattia ma è altrettanto chiaro che esse non riescono ad attecchire in altri organi se un evento ulteriore di mutazione non fornisce loro le caratteristiche adatte per invadere.

E' il concetto del seme e del suolo: occorre un seme adatto in un suolo idoneo a riceverlo.

Peraltro, appunto, le varie neoplasie dei vari distretti corporei hanno una maggiore propensione ad interessare determinati organi e non altri in senso metastatico. Ciò detto appare evidente che le cellule della patologia metastatica, pur provenendo ed avendo le caratteristiche delle cellule dell'organo di partenza, ne differiscono per altre.

Pertanto per una cura più mirata occorre prelevare anche una porzione di malattia metastatica dall'organo interessato più facilmente accessibile.

E' importante al giorno d'oggi tipizzare correttamente la malattia tumorale dal punto di vista biomolecolare. Questo perchè disponiamo dei nuovi farmaci cosiddetti “intelligenti” che sono mirati su determinate caratteristiche delle cellule ed occorre sapere se esse sono presenti o meno.

L'oncologia moderna si muove in una direzione ben definita: la modulazione dei segnali biologici, il potenziamento dell'immunità sistemica e locoregionale (vedi trattamento in ipertermia capacitiva), l'obiettivo della cronicizzazione di malattia sono traguardi auspicabili e possibili.

Dr. Carlo Pastore

Casi clinici trattati: la mia esperienza

La mia esperienza: casi clinici

Carlo PastoreDurante la mia attività legata alla pratica dell’ipertermia oncologica ho avuto modo di valutare e trattare i casi più disparati.

Quest’ultima parola facilmente può essere legata alla parola disperati e purtroppo in oncologia ve ne sono di situazioni strazianti.

Situazioni nelle quali si può comunque tentare di offrire un sollievo ed una qualità di vita decorosa.

Riassumerò di seguito delle condizioni cliniche in parole comprensibili ai più in modo da poter essere fruite dal vasto pubblico e non solo da Colleghi medici.

Il primo caso del quale vorrei parlare, pardon, scrivere riguarda una signora di anni 76 affetta da neoplasia dell’utero in fase metastatica.

Trattata in chemioterapia per 2 anni, avendo esaurito ogni altra opzione farmacologia, si è rivolta a me per tentare l’ipertermia.

Da un anno e mezzo periodicamente esegue cicli di tale trattamento ed ha una stabilità di malattia.

Certamente è un caso singolo e non può avere valore assoluto ma testimonia la possibilità di arginare talune forme di malattia anche con la sola ipertermia. Fermo restando che il miglior trattamento è senza dubbio di combinazione (quando possibile).

Altro caso particolarmente di rilievo è l’evenienza clinica di un microcitoma polmonare in un paziente di 74 anni. Dopo aver eseguito due linee di chemioterapia, se ne è tentata una terza con il topotecan in monochemioterapia e l’abbinamento con ipertermia.

Il risultato è stato di una diminuzione della massa tumorale a livello polmonare dell’80%. Attualmente prosegue il protocollo di combinazione.

Ed ancora: paziente di sesso femminile di 57 anni con neoplasia del pancreas con coinvolgimento peritoneale. Esegue trattamento combinato con gemcitabina più oxaliplatino ed ipertermia da ormai un anno e mezzo.

La malattia appare stabile. Questo per citare i casi che sovvengono alla mia memoria più di altri ma il mio cammino dell’oncologia legato anche all’ipertermia annovera diversi buoni risultati con miglioramento, se non altro, della qualità di vita.

Per non parlare del versante reumatologico (nel quale l’ipertermia si può applicare ovviamente a potenze e durate di esposizione differenti rispetto all’oncologia) con patologie che ben rispondono al trattamento ipertermico.

Mi sovvengono tre casi molto difficoltosi trattati con successo: una pubalgia cronicizzata, una tallonite, ed una periartrite scapolomerale.

Molto c’è ancora da fare per affinare le metodiche e ben combinarle tra loro, ma ritengo che il percorso sia corretto.

Dr. Carlo Pastore

Scintigrafia ossea

La Scintigrafia Ossea

albero di ulivoNumerose patologie tumorali possono coinvolgere lo scheletro nella loro diffusione metastatica.

Le localizzazioni ossee di malattia hanno come loro peculiare caratteristica la dolorabilità, spesso difficilmente trattabile anche con gli antidolorifici.

Inoltre è imponente lo squilibrio metabolico e che consegue dall'erosione dell'osso da parte delle cellule malate e dall'attivazione locale degli osteoclasti (cellule normalmente presenti nello scheletro e deputate al rimaneggiamento e rimodellamento dello stesso).

Durante la stadiazione completa (cioè l'insieme di procedure atte a verificare quanto e dove è diffuso il tumore nell'organismo) una valutazione dello scheletro è importante.

La scintigrafia ossea rappresenta lo strumento più idoneo per questa valutazione. Come si esegue? Viene introdotto un mezzo di contrasto che si fissa nell'osso e la cui emissione viene rilevata da una apparecchiatura esterna.

Non è una metodica invasiva. Qualora dovessero risultare delle localizzazioni ossee di malattia, abbiamo poi dei farmaci aggiuntivi da poter impiegare per contrastare la neoplasia in quella sede.

Farmaco di ultima generazione per questo scopo è l'acido zoledronico. Esso ha un effetto antidolorifico, blocca il rimaneggiamento dell'osso ed esercita in loco un effetto antineoplastico diretto.

L'ipertermia trova impiego nelle localizzazioni ossee nei punti di maggiore dolenzia. Un approccio multimodale, sia diagnostico, che farmacologico e fisico è come sempre la migliore strategia possibile.

Dr. Carlo Pastore

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