Ascite nel paziente oncologico
Ascite (accumulo di liquido in addome) nel Paziente oncologico
La presenza di liquido ascitico è una problematica assai frequente nel paziente oncologico rappresentata dall’accumulo di liquido nella cavità addominale in quantità anche imponente.
Le cause principali in oncologia sono l’esaurimento funzionale del fegato (invasione tumorale massiva) e la carcinosi peritoneale (colonizzazione da parte delle cellule maligne del peritoneo, membrana sierosa che riveste e sostiene i visceri addominali).
Quando il fegato perde gran parte della sua funzione inizia a produrre meno albumina. Tale proteina ha il compito nel sangue, oltre che legare molte molecole per trasportarle e veicolarle nei tessuti, anche di sviluppare una pressione oncotica che trattiene i liquidi nel circolo sanguigno.
Quando il valore di albumina nel sangue si abbassa troppo, i liquidi stravasano causando raccolte negli spazi cavi ed edema nei tessuti molli.
La colonizzazione del peritoneo da parte delle cellule tumorali invece costituisce uno stimolo irritativo che porta alla formazione di un trasudato. I rimedi? Innanzitutto combattere la malattia di base con un trattamento o sistemico o loco regionale.
I chemioterapici hanno una certa difficoltà a giungere in concentrazione adeguata nel peritoneo, pertanto se il versamento non è massivo, è possibile facilitarne la penetrazione locale con una ipertermia capacitiva profonda a radiofrequenza. Alcuni studi preliminari parlano anche della ipertermia total body ad infrarosso come utile coadiuvante.
Il versamento massivo peraltro può essere drenato mediante paracentesi (procedura minimamente invasiva ed assai ben tollerata). Si può inoltre (valutando caso per caso) posizionare un drenaggio fisso con rubinetto in modo da poter togliere liquido quando necessario se tende a riformarsi.
Durante la paracentesi poi si può instillare nella cavità peritoneale della mitomicina C, chemioterapico di vecchia generazione, che può diminuire la velocità del riformarsi dell’ascite combattendo le cellule tumorali insediate nel peritoneo. Recentemente anche altri chemioterapici sono stati testati per il medesimo scopo.
Per questa pratica, parlando di rimedi non citotossici, anche il bevacizumab (antiangiogenetico) intraperitoneale sembra assai promettente.
Dr. Carlo Pastore