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Oncologia medica: le principali terapie disponibili

molecolaLa medicina oncologica è una delle tematiche mediche in maggior fermento. La serietà della patologia e la sua (purtroppo) elevata diffusione fanno della ricerca in questo ambito una priorità.

Sino a qualche anno or sono gli unici approcci possibili erano in chemioterapia citotossica (farmaci volti a distruggere la cellula tumorale con scarsa discriminazione rispetto alla controparte sana), in chirurgia, in radioterapia.

L'evoluzione delle metodiche ha portato all'arricchimento dell'armamentario terapeutico dell'oncologo con l'inserimento nel versante farmacologico di farmaci che modulano i segnali della membrana cellulare e del nucleo della cellula, che regolano lo sviluppo della rete vascolare (neoangiogenesi) nel tumore, che stimolano la reattività immunitaria nell'organismo portandolo ad aggredire in proprio la cellula malata. Volendo fare un elenco di quanto ad oggi disponibile dal punto di vista della target therapy (terapia mirata a bersaglio molecolare) risulta quanto segue.

Nel tumore della mammella troviamo farmaci anti her2 denominati trastuzumab, lapatinib e pertuzumab, nel tumore del polmone gefitinib ed erlotinib (quest'ultimo anche impiegato nelle neoplasie del pancreas), nel tumore colorettale cetuximab (anche impiegato nelle neoplasie del distretto testa-collo) e panitumumab, nel tumore della mammella l'antiangiogenetico bevacizumab (anche impiegato nelle neoplasie polmonari non a piccole cellule, nei tumori del colonretto ed in quelli cerebrali (glioblastoma)), in quelle renali axitinib, sorafenib (anche impiegato nei tumori primitivi del fegato), sunitinib e pazopanib. Questo per citare solo alcuni dei farmaci disponibili tra i più impiegati.

Anche la chemioterapia citotossica ha comunque affinato la sua attitudine nel distruggere la cellula malata. Da qui lo sviluppo costante di nuove molecole potenzialmente più efficaci e con un profilo migliore di tossicità. Da quando si è scoperto che la massa tumorale è ripiena di linfociti (cellule del sistema immunitario) anergizzati, si è provveduto allo sviluppo di molecole che possano sbloccare la loro reattività. Ecco che abbiamo ipilimumab, nivolumab e pembrolizumab che rendono i linfociti in grado di aggredire la massa tumorale.

La chirurgia con il miglioramento delle tecniche di laparotomia e, soprattutto, di laparoscopia consente asportazione di masse localizzate in regioni delicate dal punto di vista funzionale ed anatomico dell'organismo. Inoltre le nuove tecniche risultano gravate da minore invasività consentendo un più rapido recupero del Paziente; questo esita nel più rapido affidamento alle terapie oncologiche adiuvanti volte a ridurre il tasso di recidiva andando ad impattare sulla malattia minima residua eventualmente presente dopo chirurgia.

La radioterapia si avvale ad oggi di apparecchiature che consentono trattamenti di elevata precisione spaziale. Questo esita in un grande risparmio dei tessuti sani circostanti quelli ammalati. Metodiche come radiochirurgia (cyberknife) e radioterapia stereotassica sono molto utili nel controllo locale di malattia.

Nel panorama delle terapie oncologiche è entrata a buon diritto anche la figura del radiologo interventista. Navigando con sonde all'interno degli organi cavi e delle strutture vascolari dell'organismo il radiologo interventista può veicolare farmaci antiblastici dove occorre. Inoltre impiegando aghi da infiggere nella massa ammalata, in organi selezionati, può distruggere la medesima (termoablazione o crioablazione).

La medicina complementare in tutto ciò svolge un ruolo sinergico rispetto alla terapia oncologica principale. Un approccio in fitoterapia ed in ipertermia oncologica consente di aggiungere effetto variabilmente a chemioterapia e/o radioterapia nonché a ridurre gli effetti collaterali legati all'aggressione della neoplasia e migliorare la reattività del sistema immunitario. Combinare in modo adeguato e sensato tutto quanto disponibile serve a migliorare la possibilità di guarigione, migliorare la sopravvivenza globale e, quando non è possibile mirare ad una risoluzione, far stare il Paziente il meglio possibile, il più a lungo possibile. 

Prof. Carlo Pastore

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