Ipertermia: la mia esperienza
Ipertermia: la mia esperienza
Ho avuto modo di vedere nella mia ormai lunga esperienza nell’ambito dell’ipertermia capacitiva molte situazioni oncologiche differenti.
Il comune denominatore di tutte è purtroppo spessissimo una malattia assai avanzata.
Parliamoci chiaro: l’ipertermia viene dai più considerata come l’ultima risorsa. Quando non si sa più che fare, si accende il computer, alla ricerca di soluzioni e nel mare magnum del web si “scova” il Dr. Pastore, che oltre le chemioterapie pratica l’ipertermia oncologica.
Più volte mi son trovato a ribadire che non deve essere così. Per un motivo molto semplice ed intuitivo: con minore massa tumorale si ha a che fare e maggiori sono le probabilità di risposta al (ai) trattamento (i) , qualunque esso (i) sia.
E’ un dato incontrovertibile. Quindi se un tentativo deve essere fatto, meglio farlo precocemente.
Peraltro cosa ci si può aspettare dall’ipertermia? Come per altri trattamenti oncologici, ovviamente (purtroppo) non ha effetto su tutti i pazienti.
La variabilità cellulare, anche in malattie considerate identiche, la variabilità degli organismi umani fa si che non in tutte le condizioni la risposta sia identica.
Ho avuto modo di osservare delle riduzioni di malattia, nella maggior parte dei casi delle stabilizzazioni, ma anche delle progressioni.
Non si può certo affermare che l’ipertermia sia la panacea per tutti i mali ma senza dubbio che possa essere un utile coadiuvante.
In quali casi? Tutti i tumori solidi e neoplasie ematologiche per le quali sia possibile evidenziare dei pacchetti linfonodali.
Controindicazioni? Non fare ipertermia se vi è versamento ascitico o pleurico massivo (oppure fare ipertermia dopo averlo drenato).
Dr. Carlo Pastore