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La chemioterapia nel microcitoma polmonare

La chemioterapia nel microcitoma polmonare

beutaIl microcitoma polmonare (detto anche tumore polmonare a piccole cellule ed indicato dall'acronimo inglese SCLC) è una neoplasia dall'atteggiamento biologico di alta aggressività.

L'elevata velocità di replicazione delle cellule rende questo tipo di tumore rapidamente diffusivo. La colonizzazione precoce di altre aree dell'organismo rispetto all'organo di partenza condiziona la prognosi severa.

Come trattarlo? La chemioterapia antiblastica rappresenta un ottima arma di contenimento del tumore. La combinazione classica che si può impiegare in questo tumore è cisplatino ed etoposide.

Questo regime chemioterapico ha una elevata efficacia in prima linea nel microcitoma polmonare, potendo portare anche all'osservazione di remissioni complete (che purtroppo però esitano in una ripresa di malattia dopo un certo tempo variabile da caso a caso).

Complementari alla chemioterapia risultano la radioterapia e l'ipertermia. Aggredire anche dal punto di vista fisico, erogando raggi x e radiofrequenza, il tumore porta senza dubbio ad un giovamento in termini di prolungamento della sopravvivenza e di tempo libero da malattia.

Questi ultimi due trattamenti possono essere impiegati anche in combinazione a scopo profilattico in aree del corpo come encefalo e mediastino facilmente coinvolti anche a livello microscopico dalla malattia.

Le cellule che danno origine al microcitoma polmonare sono delle cellule con attitudini neuroendocrine. Queste caratteristiche possono essere conservate nella malattia oppure no.

Come possiamo evidenziarlo e quale utilità clinica riveste il saperlo? Dosando nel sangue la cromogranina A possiamo comprendere se vi è componente neuroendocrina nel tumore.

Se il valore di cromogranina A risulta elevato (oltre 100) si può aggiungere octreotide (o la variante lanreotide) alla chemioterapia antitumorale che viene scelta. Questo farmaco si somministra per via intramuscolare ogni 21 o 28 giorni a seconda del giudizio del medico oncologo.

Mentre cisplatino ed etoposide si debbono considerare la prima scelta in queste neoplasie, vi possono essere delle condizioni (intolleranza, insufficienza d'organo, timore del paziente) in cui si deve optare per altre soluzioni farmacologiche.

Altri chemioterapici sono efficaci in questo tumore ed essi in particolare sono le antracicline (doxorubicina, epirubicina, anche nelle loro varianti liposomiali), topotecan, irinotecan, carboplatino.

Sono in fase di test nuovi farmaci a bersaglio molecolare ma ancora non è possibile impiegarli nella pratica clinica quotidiana.

Il futuro appare più roseo in definitiva: la doppia elica del DNA riserva nuove sorprese periodiche e passo dopo passo ci si avvicina sempre più a trattamenti efficaci, con pochi effetti collaterali e soprattutto sempre più personalizzati. In nome di una oncologia sartoriale che resta sempre il mio sogno e quello di tutti i ricercatori impegnati nella ricerca contro il cancro.

Dr. Carlo Pastore

Insieme per la medicina

Insieme per la medicina

Carlo Pastore OncologoInsieme... quante volte ci siamo ritrovati nelle aule gremite dei convegni medici ad ascoltare lo stato dell'arte, le novità su questo e quell' argomento.

Fatte nostre le nozioni, sarebbe bello trasmetterle ai Colleghi e, perchè no, a quanti (e sono molti) “simpatizzano” la cultura medica e cercano di comprenderne l'arte.

Possiamo, credo, essere un aiuto valido per la diffusione della cultura medica tra noi e tra i lettori.  L'ampia vetrina che oggi internet è, ci da un valido strumento per entrare nelle case, per essere letti, ascoltati, compresi.

La cultura, ma soprattutto la diffusione del sapere, è a mio avviso atto meritorio ed utile. Per tutti. Invito pertanto i Colleghi a condividere le loro conoscenze mediante degli articoli, degli spunti di riflessione che troveranno spazio nella sezione “contributi scientifici” di questo sito.  Grazie a tutti.

Dr. Carlo Pastore

Tumori del canale anale

Tumori del canale anale

violaLe neoplasie del canale anale costituiscono un capitolo a se stante nell'ambito delle neoplasie del colonretto.

Si tratta in circa l'80% dei casi di neoplasie squamose (carcinomi squamocellulari) eradicabili con una terapia di combinazione farmacologica e fisica.

Si ricorre in questi casi alla chirurgia solo se la terapia di combinazione non sortisce effetto o vi è una ripresa di malattia dopo 6-8 settimane dal termine della terapia.

Alla combinazione chemioterapia – radioterapia si può aggiungere l'ipertermia come agente di potenziamento (la mia esperienza in questo ambito mi ha portato al trattamento combinato di diversi pazienti con ottimo risultato). I farmaci che possono essere impiegati sono il 5-Fu, la mitomicina C ed il cisplatino.

Si combinano tra di loro in una doppietta farmacologica che prevede o cisplatino + 5-Fu o mitomicina C + 5-Fu.

La radioterapia deve essere opportunamente frazionata per limitare i disturbi locoregionali. L'ipertermia va abbinata in numero di 3 applicazioni settimanali, da erogare a giorni alterni per ridurre il rischio di induzione di termoresistenza.

Dopo il trattamento combinato si deve programmare uno stretto follow-up, indagando in particolar modo i distretti più a rischio di recidiva.

Dr. Carlo Pastore

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