Il paziente allettato
Come curare il paziente allettato
In una qualunque fase della storia oncologica di un paziente è possibile che ci si alletti. L'allettamento può essere legato a procedure chirurgiche, a tossicità da farmaci, a stati infettivi, a problematiche legate all'apparato locomotore, ad una condizione terminale di malattia.
In ogni caso è opportuno adottare degli accorgimenti per rendere meno problematica la ripresa fisica od alleviare comunque la forzata permanenza a letto.
In primis un materasso antidecubito. Le piaghe da decubito sono lesioni cutanee di difficile cicatrizzazione che si creano per pressione tra il giaciglio e la regione corporea a diretto contatto e vengono favorite dalla magrezza, dal prolungato allettamento, dallo stato di idratazione e nutrizionale precario, nonché dall'eventuale presenza di pannoloni e fasce o garze che non consentono un adeguato trofismo della cute.
Quando si osserva un arrossamento od un inizio di macerazione della cute occorre correre ai ripari. Oltre al riequilibrio dello stato nutrizionale del paziente se necessario, occorre detergere con attenzione la zona interessata e procedere ad una disinfezione della cute.
Spostare il paziente per evitare che conservi sempre la stessa posizione nel letto è utilissimo. Spessissimo il paziente allettato è cateterizzato; occorre verificare periodicamente che il catetere sia ben posizionato e soprattutto che non vi siano aree di arrossamento od infezione a livello delle vie urinarie.
Analogo atteggiamento deve essere tenuto per l'area perineale. Qualche esercizio per conservare un minimo di trofismo muscolare dovrebbe essere sviluppato con l'ausilio di personale specializzato (fisioterapista).
Se il paziente presente agocannula, CVC, altri dispositivi di cateterismo venoso centrale occorre verificarne periodicamente l'efficienza nonché la pulizia esterna. I vari accorgimenti esitano in un maggior comfort per il paziente ed in un netto miglioramento della qualità di vita.
Dr. Carlo Pastore