Ipertermia oncologica: domande frequenti
Ipertermia oncologica: domande frequenti
L'ipertermia oncologica rappresenta senza dubbio un arma ulteriore nella cura del cancro.
Il cancro è una malattia cangiante, mutevole e pertanto necessita di un approccio terapeutico multimodale.
Spessissimo i pazienti si soffermano sulla domanda: “ma nel mio caso andrà bene?”; questo mio scritto ha propriamente lo scopo di fugare per quanto possibile i dubbi di ognuno.
L'ipertermia capacitiva oncologica viene effettuata mediante delle apparecchiature che erogano in profondità una radiofrequenza a 13.56 Mhz generando calore nei tessuti che vengono attraversati dall'onda.
Il termine capacitiva si riferisce all'applicazione esterna rispetto al corpo del paziente delle sonde deputate all'erogazione della radiofrequenza.
La metodica non è invasiva, non prevede l'infissione di aghi nel corpo, non è dolorosa, è ripetibile nel tempo. Il paziente non deve stare lontano dai propri cari né durante l'esecuzione della terapia né nelle ore successive.
La durata di ogni applicazione è circa un ora, tempo di confine tra la tossicità sulle sole cellule malate e quelle sane. L'assenza di effetti collaterali di rilievo rende l'ipertermia oncologica molto utile anche in pazienti in condizioni generali precarie.
Certamente è molto meglio ed auspicabile intervenire con l'ipertermia oncologica (in abbinamento alle altre metodiche di cura dei tumori) in fase precoce di malattia. Controindicazione relativa all'impiego dell'ipertermia oncologica è la presenza di liquido ascitico o di versamento pleurico.
Dico relativa perchè si può ovviare drenando prima delle applicazioni di ipertermia oncologica i liquidi accumulati nel cavo addominale e pleurico. Controindicazione assoluta è la presenza di dispositivi elettronici di controllo del ritmo cardiaco (pacemaker e similari).
L'ipertermia oncologica è indicata in tutti i tumori solidi (dove per tumori solidi si intendono quelli non ematologici) ed in quelli ematologici (linfomi, leucemie, mielomi) che presentino dei pacchetti linfonodali conglobati (cioè degli ammassi linfatici aggregati tra loro).
L'ipertermia oncologica non entra in conflitto con chemioterapia e radioterapia, anzi ne potenzia l'effetto antitumorale (come dimostrano numerosi studi clinici internazionali).
La metodica è riconosciuta dal sistema sanitario nazionale con delle apposite tabelle di erogazione. Esistono centri pubblici e privati nei quali è possibile effettuare ipertermia oncologica.
Molto importante è assicurarsi che il medico che eroga la prestazione di ipertermia oncologica sia un medico specialista in oncologia soprattutto perchè è necessario che l'operatore conosca le tematiche oncologiche e le interazioni della radioterapia e dei vari farmaci oncologici con l'ipertermia.
Alcuni farmaci più di altri risultano direttamente poteziati dal calore erogato in profondità mentre quelli che non ne vengono direttamente potenziati beneficiano comunque della vasodilatazione locoregionale che favorisce l'afflusso dei chemioterapici antitumorali laddove serve.
L'ipertermia oncologica consente di limitare l'impenetrabilità dei farmaci nelle cosiddette “nicchie farmacologiche” cioè quelle aree dell'organismo (ad esempio encefalo e peritoneo) dove i farmaci per motivi strutturali e di vascolarizzazione arrivano poco e male.
Il numero di applicazioni minimo per poter riscontrare un effetto è 10. Si può impiegare anche quando la malattia è metastatica (cioè quando sono presenti metastasi in vari distretti corporei).
In taluni casi può non funzionare poiché le cellule possono mettere in campo meccanismi di resistenza al calore ma d'altra parte anche le altre metodiche che si impiegano in campo oncologico possono fallire.
Sono sempre dell'idea che l'unione fa la forza e che la cura del cancro non possa prescindere dall'unire tutte le armi che abbiamo a disposizione.
Dr. Carlo Pastore