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La pancitopenia

La pancitopenia

staminaliNel nostro torrente circolatorio tra i molteplici elementi che costituiscono il sangue troviamo i cosiddetti elementi corpuscolati.

Globuli bianchi, globuli rossi e piastrine svolgono un importantissimo ruolo nei processi vitali del nostro organismo ed il loro numero può risultare alterato in diverse patologie ed in numerose condizioni neoplastiche.

I trattamenti chemioterapici e radianti possono diminuire il numero di questi elementi, tutti o solo alcuni. Se si ha un abbassamento dei valori numerici di tutti gli elementi corpuscolati del sangue si parla di pancitopenia.

Come si può combattere? Riportare i globuli bianchi, i globuli rossi e le piastrine a valori accettabili è necessario non solo per i problemi che possono derivare dalla loro carenza ma anche per poter mantenere l'intensità di dose necessaria per l'effetto dei vari trattamenti oncologici.

Il numero dei globuli bianchi può essere elevato con i cosiddetti fattori di crescita per i globuli bianchi.

Filgrastim, lenograstim e pegfilgrastim sono molecole che somministrate sottocute servono allo scopo. Il quantitativo e la durata di somministrazione dipendono dall'emivita della molecola ma tutte hanno un buon effetto nell'innalzare il numero di globuli bianchi nel sangue.

Per i globuli rossi abbiamo a disposizione delle molecole iniettabili sottocute che sono eritropoietina e derivati.

Anche in questo caso la modalità di somministrazione non cambia ma varia la durata ed il quantitativo in funzione dell'anemia e dell'emivita della molecola impiegata.

Le molecole disponibili per uso oncologico sono l'eritropoietina alfa, l'eritropoietina beta e la darbepoietina.

Le piastrine non hanno un fattore di crescita universalmente riconosciuto ma la letteratura medica suggerisce che gli elevati dosaggi di melatonina possono avere un effetto di stimolo sulla piastrinopoiesi.

Una corretta gestione della pancitopenia o della carenza dei singoli elementi corpuscolati del sangue esita in una migliore aggressione contro il tumore.

 

 

Dr. Carlo Pastore

Metastasi linfonodali

Le metastasi linfonodali

ricercatriceLa patologia tumorale segue per la sua diffusione nell'organismo diverse strade. Si riconoscono principalmente tre vie di diffusione: quella ematica, quella linfatica, quella per contiguità.

Per diffusione ematica si intende la trasmigrazione delle cellule malate in altri distretti corporei seguendo il flusso sanguigno.

Quando si parla invece di metastasi per contiguità si intende la diffusione in organi vicini rispetto alla sede di insorgenza del tumore. Da ultimo, non certo per importanza poiché è via comune di diffusione, è opportuno parlare della diffusione linfatica.

Le vie linfatiche drenano normalmente la linfa ed i liquidi interstiziali dai vari distretti corporei e rappresentano le vie che convogliano tali liquidi verso i linfonodi per essere “analizzati” verificando che non vi siano antigeni estranei al corpo stesso.

Quando è presente un tumore nell'organismo le vie linfatiche possono trasportare in giro per il corpo le cellule ammalate che spesso vanno a stazionare nei gangli linfatici. I linfonodi rappresentano così un primo sbarramento verso la diffusione che spesso però è incompleto non riuscendo ad arginare una ulteriore propagazione.

Di fatto è importante verificare anche in sede chirurgica di asportazione del tumore l'eventuale coinvolgimento dei linfonodi locoregionali che drenano il cancro: questo ha un notevole impatto sulla prognosi; in senso positivo se non vi è interessamento dei linfonodi da parte della malattia, altresì in senso negativo.

 

 

Dr. Carlo Pastore

Tumore dello scheletro

Tumore dello scheletro: metastasi o primitivo?

lumacaUna delle sedi nelle quali più frequentemente si può riscontrare patologia tumorale è lo scheletro.

Esso costituisce non solo l'impalcatura per mantenere la stazione eretta ma anche la sede nella quale vengono generati gli elementi corpuscolati del nostro sangue (globuli bianchi, globuli rossi, piastrine).

Non da ultimo poi la gran quantità di minerali presenti nelle ossa costituiscono una riserva dinamica per l'equilibrio (omeostasi) degli elettroliti nel nostro organismo. Importantissimo distinguere una condizione tumorale metastatica allo scheletro da una condizione di tumore osseo primitivo (che nasce cioè da cellule delle ossa). La distinzione è fondamentale dal punto di vista terapeutico.

Se parliamo di un tumore metastatico, nato in un altro organo e diffusosi allo scheletro, dobbiamo parlare anche di una chemioterapia che sia adeguata per il tumore di origine.

Oltre l'aggiunta di bifosfonati che inibiscono il rimaneggiamento dell'osso ed hanno una azione antalgica ed antitumorale specifica nell'ambiente scheletrico. La radioterapia nelle metastasi ossee trova un ruolo antalgico (antidolorifico) e di consolidamento dell'osso che, cariato dall'azione destrutturante delle cellule tumorali, tende alla frattura (le cosiddette fratture patologiche).

L'ipertermia capacitiva profonda a radiofrequenza svolge azione locoregionale antalgica e potenziante la chemioterapia e la eventuale radioterapia.

Fare spazio nell'ambiente midollare osseo, ripulendo dalle “erbacce” rappresentate dalle cellule tumorali, consente anche una ripresa della normale emopoiesi (produzione degli elementi corpuscolati del sangue).

Se parliamo di un tumore osseo primitivo (sarcoma) occorre in primis valutare una soluzione chirurgica.

Quando essa non è possibile bisogna impostare una combinazione farmacologica adeguata alla tipologia del tumore che comprenderà antracicline, derivati del platino, taxani, gemcitabina, ifosfamide, per citare i farmaci maggiormente impiegati e variamente miscelati tra loro.

La radioterapia e l'ipertermia hanno un ruolo di potenziamento locoregionale delle terapie farmacologiche ed antalgico anche in questa condizione di malattia.

 

Dr. Carlo Pastore

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