La cromogranina A
La cromogranina A
Essi sono delle sostanze di varia natura prodotte in eccesso dalle cellule malate e possono essere dosati nel plasma o nel siero del paziente.
Tra i vari marcatori tumorali a disposizione nella pratica clinica vi è la cromogranina A (siglata CgA). Si tratta di un marker non selettivo di istotipo ma indicativo di proliferazione neuroendocrina.
La CgA è una glicoproteina acida del peso di 48 Kd prodotta dalle cellule neuroendocrine (o con caratteristiche assimilabili) .
Disponiamo di due metodiche per la quantificazione del livello circolante di tale marcatore: uno immunoenzimatico che consente la rilevazione sul plasma ed uno radioimmunologico che impiega il siero.
Valori elevati di cromogranina A si riscontrano in un’ ampia gamma di tumori neuroendocrini tra cui i carcinoidi, le neoplasie pancreatiche, i tumori midollari della tiroide, i feocromocitomi, i microcitomi polmonari ed extrapolmonari, i tumori della mammella, della prostata, del colon-retto, del timo, della laringe, del fegato e della cervice uterina.
L’utilità del dosaggio della CgA va al di là del follow-up delle patologie nelle quali venga accertato un suo valore elevato ma apre le porte ad una terapia aggiuntiva od esclusiva con octreotide (o lanreotide). Questo farmaco contrasta la proliferazione delle cellule neuroendocrine e quindi limita la progressione tumorale. Certamente occorre aggiungere a quanto detto che vi sono alcune condizioni in cui si osservano valori elevati di CgA senza che questo abbia correlazione con la presenza di componente neuroendocrina nella patologia neoplastica.
Tra le condizioni di questo tipo di più frequente riscontro abbiamo l’insufficienza renale, l’ipertensione arteriosa essenziale, la gastrite atrofica, il morbo di Parkinson, l’uso prolungato di farmaci inibitori di pompa protonica (omeprazolo e derivati), la gravidanza.
Prof. Carlo Pastore