Il microcitoma polmonare
Il microcitoma polmonare
Si tratta di una delle neoplasie a partenza polmonare dotata di maggiore aggressività. La chirurgia di tale forma tumorale non è praticabile per la sua tendenza a metastatizzare molto precocemente cosa che la fa ritenere una malattia sistemica già dal principio.
Il microcitoma (SCLC) risulta molto sensibile alla chemioterapia ed alla radioterapia (proprio grazie alla elevata cinetica cellulare) e pertanto risponde in genere brillantemente alla prima linea terapeutica. Quando si ottiene una risposta completa (cioè una scomparsa della malattia visibile) si procede ad una profilassi radioterapica sull’encefalo ed a un consolidamento in ambito polmonare.
La problematica vera legata a tale patologia è la sua spiccata tendenza a recidivare (anche dopo una risposta completa radiologica, cioè quando ad una restadiazione dopo trattamento non sono più visibili delle masse). Questo perché residuano microfoci tumorali costituiti da cellule resistenti ai trattamenti impiegati e tali cellule residue tendono alla ricrescita.
E’ possibile a quel punto eseguire dei nuovi trattamenti di seconda linea che però hanno una efficacia minore. Così via nelle varie linee terapeutiche sino ad una efficacia marginale che rende il bilancio rischio/beneficio sfavorevole. Il trattamento standard di prima linea prevede una combinazione cisplatino più etoposide (con una schedula di tre giorni di trattamento consecutivi ripetuti ogni 21 gg). Tali farmaci vengono somministrati per 6 cicli.
Occorre fare attenzione dopo i primi cicli di terapia alla possibile comparsa di una sindrome miasteniforme dovuta alla massiva citolisi tumorale ed alla dismissione in circolo di sostanze disturbanti la conduzione nervosa. Il microcitoma originando da cellule a carattere neuroendocrino spesso presenta una spiccata componente legata al tessuto di origine.
E’ opportuno quindi verificare ciò mediante il dosaggio plasmatici della CgA o mediante un octreoscan (procedura radiologica che consente di verificare se il tumore presenta recettori che possano legare l’octreotide). Qualora fosse presente attivamente una componente neuroendocrina è possibile abbinare l’octreotide alla terapia standard con dei vantaggi nei termini del controllo di malattia.
La seconda linea terapeutica più efficace in tale patologia impiega il topotecan. Non bisogna dimenticare però altri farmaci attivi in questa neoplasia: le antracicline (doxorubicina ed epitubicina), l’irinotecan, il carboplatino, i taxani.
L’ipertermia trova impiego in caso di localizzazioni di malattia documentabili radiologicamente. Si può ottenere un miglioramento della risposta locale ed è consigliabile soprattutto in caso di lesioni “strategiche” ovvero sia che danno problemi compressivi e di dolore. Ovviamente l’effetto sarà maggiore in abbinamento a chemioterapia o radioterapia.
Dr. Carlo Pastore