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chemioterapia adiuvante con neuropatia periferica 9 Anni 9 Mesi fa #1830

  • SteCip
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Buongiorno carissimo Dott. Pastore.
Mio padre, quasi settantenne, causa carcinoma gastrico G3 (cellule ad anello con castone), è stato sottoposto a 4 cicli di Taxotere-cisplatino-5FU.
In un'ottica di aggressione multipla alla patologia, abbiamo in famiglia scelto di abbinare a tale trattamento chemioterapico neoadiuvante, anche alimentazione controllata, restrizione calorica pre-chemio, diverse sedute di ipertermia capacitiva a RF, trattamenti fito-terapici e metodi di sostegno, visualizzazione ed aiuto psicologico (psiconcologia Simonton); il tutto, grazie all'aiuto della vostra splendida equipe di ARTOI e con ottimi risultati perchè il performance status del paziente si è sempre mantenuto ottimale.
Al termine dei cicli di chemio neoadiuvante, non riuscendo la diagnostica a redimere i dubbi sullo stato di diffusione/localizzazione della malattia, si è scelto di sottoporre il paziente (ottimo performance status) ad intervento R0 di gastrectomia parziale secondo Billroth II con linfoadenectomia D2; la stadiazione istologica postoperatoria è risultata migliore del previsto (T3 N0 M0), con tumore abbastanza più piccolo (1,3 cm) di quanto rilevato da gastroscopia e tac post-chemio (3-4 cm).
Una fastidiosa colecistite postoperatoria lo ha però molto debilitato ed indebolito, molto più rispetto all'intervento stesso, davvero ben superato. Ha perso molto peso ed ora ne sta lentamente uscendo.
Entro un paio di settimane dovrà cominciare chemioterapia adiuvante sempre in regime a 3 farmaci TCF (ulteriori 2 cicli).

Fatte queste premesse, vado alla questione di cui all'oggetto del post.
Il paziente lamenta da tempo torpore al polpaccio destro, alterazione della sensibilità, formicolio al piede e incapacità di ruotare la caviglia tanto che non riesce a camminare perfettamente. Non abbiamo dato mai importanza a tali sintomi e difatti non ne abbiamo mai parlato neppure con i dottori. Tuttavia ultimamente il tutto si sta abbastanza intensificando e, sospettando una neuropatia periferica da cisplatino, abbiamo effettuato una visita presso un neurologo amico di famiglia. Il neurologo ha confermato la neuropatia da chemioterapici.
La domanda è la seguente: considerando lo stato debilitato del paziente, considerando che la chemio adiuvante postoperatoria del carcinoma gastrico è stata per molto tempo un problema aperto della medicina e tuttora dimostra vantaggi minimi rispetto al non farla (in termini di sopravvivenza e probabilità di recidiva), considerando i suoi danni a breve, medio e lungo termine, la sua cardiotossicità/ototossicità/nefrotossicità/cancerogenità e chi più ne ha più me metta, ma soprattutto, considerando l'attuale neuropatia periferica che potrebbe diventare irreversibile continuando col regime TCF, ebbene ha senso fare questi due ulteriori cicli ?
Non sarebbe forse meglio rinunciare completamente alla chemioterapia adiuvante, magari sostituendola con una decina di sedute di ipertermia?
Grazie anticipatamente se vorrà rispondere.
La saluto con grande affetto e con sempre enorme ammirazione.

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chemioterapia adiuvante con neuropatia periferica 9 Anni 9 Mesi fa #1831

Carissimo,

innanzitutto sono molto lieto che tutto stia procedendo per il meglio sul versante oncologico e che anche le problematiche post-operatorie stiano progressivamente svanendo. Veniamo alla problematica del trattamento chemioterapico adiuvante. Ovviamente concordo con l'esistenza di un dibattito aperto riguardo adiuvante post intervento nelle neoplasie gastriche, sebbene l'orientamento sia per un vantaggio nel farla. Parlando della mia esperienza personale, in effetti, ho avuto modo di verificare un vantaggio in termini di disease free survival ed overall survival. Nella condizione specifica, però, giustamente, si pone la problematica anche e soprattutto in termini di qualità di vita e possibili sequele. Se la condizione generale è quella descritta, si potrebbe pensare di agire con un trattamento meno energico e soprattutto non teoricamente gravato da neurotossicità. A mio avviso un trattamento con uno schema contenente irinotecan, acido folinico e 5-fluorouracile abbinato ad ipertermia capacitiva profonda oncologica a radiofrequenza potrebbe ben calarsi nella condizione specifica; in alternativa una monoterapia con capecitabina sempre in combinazione con la metodica ipertermica locoregionale. Il tutto senza rinunciare a tutta l'impalcatura di supporto oncologico che ben ha sinergizzato con il trattamento farmacologico antiblastico sino ad ora. Se poi, proprio le condizioni generali non consentissero, in ultima analisi, anche il solo trattamento ipertermico sarebbe meglio che far nulla.

Un caro ed affettuoso saluto ringraziando per la stima, certamente reciproca.

Carlo Pastore, oncologo - www.ipertermiaitalia.it

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